A scuola, sognare e proteggere “per mestiere”


A scuola, sognare e proteggere “per mestiere”

Ogni uomo deve decidere se camminerà nella luce dell’altruismo creativo
o nel buio dell’egoismo distruttivo. Questa è la decisione. 
La più insistente ed urgente domanda della vita è: “che cosa fate voi per gli altri?”

Martin Luther King

 

Molti anni fa, in una piccola scuola di un piccolo comune, si trovarono sedute nella stessa classe due bambine, che avevano una storia diversa da tutte le altre: la madre di una era stata uccisa dal padre dell’altra. Le maestre seppero costruire un contesto in cui le due bambine potessero vivere insieme e parlarsi. Il percorso fu doloroso e bello. A chi le ringraziava, le maestre risposero semplicemente “Noi facciamo il nostro mestiere” (1).

In occasione di questo inizio anno scolastico mi piace andare oltre i problemi della scuola - a volte reali, a volte falsi – e pensare una possibile risposta alla domanda: “Qual è oggi il mestiere di chi è nella scuola, insegnanti, studenti, genitori…?”. 

Frutto dell’iper-connessione pervasiva, sentiamo montare attorno e dentro noi stessi un pericoloso mutamento etico, veloce e massiccio: i social (e l’uso scriteriato che talvolta se ne fa) consentono la proliferazione di manifestazioni di rabbia indistinta, pronta a trasformarsi in odio non appena individuata la vittima. Questo odio magmatico sta risalendo dalle viscere del mondo virtuale - in cui già tanto dolore produce - per eruttare nel mondo reale. Si moltiplica una reattività irriflessa, senza mediazione critica, di pensiero o di etica. Questo è l’oggi con cui fare i conti.

Quindi, alla domanda che sopra mi ponevo sul “mestiere”, rispondo che oggi il primo compito educativo della scuola, della famiglia, dei giovani, è quello di essere e costruire protezione. Protezione dalla rabbia che si spande e intossica ogni aspetto della vita, perché, quando si comincia, si trova sempre qualcuno o qualcosa da odiare. L’ebbrezza del fare male è in aumento e l’odio diventa abitudine. Il male ha più fascino (e anche più audience) del bene, perché concede soddisfazione immediata ad istinti primordiali. Il bene invece, esige di “fare bene” e richiede un lungo cammino, spesso non rilucente e non semplice.

Alda Merini scriveva che “il grado di libertà di un uomo si misura dall’intensità dei suoi sogni”. Le maestre con cui ho iniziato questo messaggio hanno sognato la salvezza delle due bambine e, mettendo in gioco la loro libertà umana e competenza professionale, sono arrivate a proteggerle dalla storia di dolore e odio in cui erano state precipitate dai loro padri. Non si tratta di proteggere soltanto dall’odio degli altri. Occorre proteggerci pure dalla rabbia e dall’odio che ciascuno di noi porta dentro di sé. Ognuno deve crescere sapendo e ricordando che può anche essere carnefice. Ogni essere umano porta con sé queste potenzialità e se così non fosse non vi sarebbe colpa nel male, né merito nel bene.

Quindi insegniamo a noi stessi, in primo luogo, e poi agli altri, a vigilare sull’odio. Antidoto alla rabbia sorda che cresce fra e dentro noi esseri umani, è la consapevolezza della responsabilità di cui siamo portatori. Per questo, con parole di Martin Luther King (2), auguro alla scuola dell’Emilia Romagna - studenti, docenti, personale ata, genitori, dirigenti scolastici, personale ministeriale - un anno scolastico 2018/19 in cui, sfuggendo dal buio dell’egoismo distruttivo, scegliamo di camminare nella luce dell’altruismo creativo.

Bologna, 12 settembre 2018 

Stefano Versari

 

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(1) Storia narrata da Andrea Canevaro, Professore Emerito dell’Università di Bologna, il 30 settembre 2004 ad un incontro presso l’Istituto Gramsci a Bologna.

(2) Le due citazioni di Martin Luther King e Alda Merini sono tratte da un mazzo di carte donatomi nel 2014 dal Dirigente Scolastico del Liceo Fermi di Bologna, Maurizio Lazzarini. Il mazzo, una sua geniale intuizione educativa, porta il nome “comunicazione taroccata” e contiene 99 carte “per ragionare, sperimentare, arrabbiarsi, capire…, ”. Si tratta di utilizzare la carta, oggetto mediatore, “…per mettere in vitro le situazioni e farle decantare…”. Maurizio, dopo una rapidissima e devastante malattia, ci ha lasciati il 28 agosto 2018.