Incontro sulla realtà carceraria “Sbarre alle spalle”


Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge (Art. 13 della Costituzione italiana).

Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (Art. 27 della Costituzione italiana).

Sabato 25 gennaio 2020, noi ragazzi della 4Be e della 5Be, ci siamo recati al palazzo del Ridotto per assistere ad un convegno sul carcere di Forlì dal titolo “Sbarre alle spalle”. Dall’incontro avvenuto con la testimonianza di due detenuti e di tutto il personale che lavora all’interno della struttura carceraria, abbiamo capito che la vita all’interno del carcere può essere molto dura. Vengono imposti orari, regole, attività che non sono scelte liberamente, ciò che rimane alla decisione individuale diventa inutile, perché il tempo in carcere non passa mai. L’unica alternativa, che sembra dare un senso al tempo che non scorre mai, è il lavoro che, seppur ancora una volta non autonomamente scelto, è elemento per ritrovare fiducia in se stessi e sentirsi, nonostante la condizione, parte della società e della propria famiglia, anche solo semplicemente mandando soldi a casa, senza doverli invece richiedere. Malgrado l’opinione comune, abbiamo imparato che, nonostante l’aumento del tasso di immigrazione nella nostra regione, non si registra una presenza rilevante di extracomunitari tra i detenuti; che tutti i detenuti devono pagare una diaria alla Repubblica italiana per il loro mantenimento e che, pure con tante difficoltà, il carcere può diventare luogo di riscatto e riabilitazione.

(Gli alunni delle classi 4Be e 5Be)